Come meglio potrete leggere sulle pagine di “Serramenti Design e Componenti “del numero in distribuzione, sull’accesso dibattito che ancora contraddistingue le posizioni sugli eco incentivi in edilizia siamo tornati a coinvolgere il Senatore Antonio Misiani – ora Responsabile Economia Segreteria Nazionale PD ma fino all’anno scorso viceministro dell’economia – che ha direttamente vissuto le evoluzioni degli incentivi in edilizia e del Superbonus in particolare .

Anticipandovi che lo stesso abbiamo fatto con l’On. Erica Mazzetti Deputata di Forza Italia e componente VIII Commissione ambiente, al Senatore Misiani abbiamo chiesto di tracciare una fotografia del presente e una valutazione su quali sono le prospettive degli eco incentivi a breve – medio periodo di un quadro normativo che con le sue conseguenze sulle decisioni di spesa e sul budget di investimento è ormai una variabile chiave del nostro comparto.

La sua premessa è che:“i costi del SuperBonus sono stati nettamente superiori alle previsioni iniziali, con conseguenze molto impegnative per lo Stato – anche se andrebbe conteggiato, per un bilancio complessivo dello strumento, anche il rilevantissimo gettito fiscale aggiuntivo indotto dagli incentivi – ma sarebbe un errore liquidare in modo tranchant il tema degli incentivi per la rigenerazione energetica e sismica degli edifici.

Nodi ancora aperti degli eco incentivi

Sono almeno tre i nodi che rimangono aperti. Il primo è costituito dalla necessità di investire sulla riqualificazione edilizia: in Italia il patrimonio immobiliare è sì vetusto, ma impostato su criteri di proprietà diffusa e questo aspetto non può essere trascurato, sia per ragioni di tutela del suo valore, sia per evitare ulteriore consumo del suolo.

Il secondo, fortemente connesso al primo, è legato al tema della riduzione dell’impronta carbonica: solo una rigenerazione profonda di involucri e impianti può consentire di raggiungere gli obiettivi in alcuni casi estremamente ambiziosi che le Direttive comunitarie pongono agli Stati membri, spingendoli nella direzione di un’edilizia, pubblica o privata che sia, che riduca i propri consumi.

Il terzo è l’innegabile effetto dinamico che la politica degli incentivi ha generato sul mercato, sostenendolo, sviluppandolo e anche qualificandolo nella direzione di un miglioramento tecnico e tecnologico per ottenere gli effetti ambientali ed energetici attesi, con una evidente collaborazione delle parti fra produttori e installatori.

Si tratta di un insieme di asset che il legislatore, di qualsiasi colore politico si trovi ad essere il Governo in carica, non può e non deve trascurare, perché nessuno può mettere in discussione la struttura della proprietà immobiliare sul territorio e il suo significato sociale, la necessità di riqualificarla e gli effetti sul PIL e sul settore delle costruzioni che la riqualificazione energetica produce.

Oggi la coperta è corta e nel breve periodo è probabile che per ragioni di finanza pubblica il décalage del superbonus venga ulteriormente accelerato. Un ruolo importante lo giocherà la proposta di REpowerEU presentata nell’ambito della revisione complessiva del PNRR.

Il nuovo Ecobonus previsto da REpowerEU sarà specificamente dedicato alle abitazioni private e finanziato con 4 miliardi di euro. Tuttavia, verranno presumibilmente introdotti vincoli stringenti per garantire agevolazioni disponibili solo per le fasce a basso reddito.

Eco incentivi. Pesano le regole UE

La coperta è corta non solo per ragioni di disponibilità di risorse interne, ma anche per le regole di bilancio europee. Il nuovo Patto di Stabilità e crescita proposto dalla Commissione UE rappresenta un oggettivo passo in avanti rispetto alle regole preesistenti, ma ulteriori miglioramenti sono necessari.

In un’epoca di rallentamento generale delle economie europee, i vincoli posti dalla UE vanno necessariamente coordinati con le ambizioni che Bruxelles propone sui terreni che abbiamo appena citato: la riduzione dei consumi energetici, l’abbattimento delle emissioni climalteranti, la riqualificazione del patrimonio abitativo.

Servono risorse importanti, da dedicare a investimenti pubblici diretti (per rigenerare gli immobili della Pubblica Amministrazione) e per incentivi che aiutino le famiglie e le imprese a sostenere i costi della riqualificazione.

È fondamentale che la nuova governance economica europea tenga conto di questa sfida: servono regole più flessibili a livello nazionale ma anche un Fondo comune europeo dedicato alla transizione ecologica.

L’Europa deve mettere in campo un progetto organico che si preoccupi di pensare non soltanto ai termini temporali entro i quali arrivare alla neutralità carbonica, ma anche al percorso, ad una road map realistica che dia maggiore coerenza a politiche pubbliche che hanno l’ambizione di portare il Continente e l’Italia in una nuova epoca dell’edilizia e del consumo di energia.”

(Di Marco Oldrati)