Con 148 mln conti in salvo, ma preoccupano i tagli 2017

Dopo l’esame dei 619 emendamenti ammissibili (e l’approvazione di 99, tra cui alcune proposte dell’opposizione) il decreto legge 113 sugli enti territoriali ha allargato notevolmente il novero delle materie interessate. Gli interventi principali del testo iniziale erano l’eliminazione della sanzione economica per lo sforamento del patto di stabilità da parte di province e città metropolitane, il recepimento degli accordi dello Stato con la Sicilia e la Valle d’Aosta, il piano
straordinario di assunzioni per scuole d’infanzia e asili nido, la proroga di Equitalia per la riscossione negli enti locali, le norme per il governo della spesa farmaceutica, l’introduzione di un fondo per i contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità naturali.
L’esame in commissione bilancio ha introdotto una serie di novità rilevanti, dalla proroga delle concessioni marittime alla riduzione dei diritti aeroportuali fino all’assunzione dei vigili del fuoco. Tra le più significative per gli enti locali, ne vanno sicuramente citate quattro.
La prima è l’allentamento selettivo del turn-over dei comuni: il tetto del 25% previsto per il triennio 2016-2018 dalla legge di stabilità 2016 salirà al 75% nei comuni con meno di 10 mila abitanti con un basso rapporto dipendenti/abitanti, premiando i comuni piccoli e medi “virtuosi” per la dotazione di personale.
Secondo punto: vengono rideterminate le sanzioni del patto di stabilità interno anche per i comuni, riducendo dal 100% al 30% dello sforamento la sanzione economica e scomputando dalla sanzione le spese per edilizia scolastica. Il piano straordinario di assunzioni nelle scuole dell’infanzia e negli asili nido riguarderà anche i comuni che non hanno rispettato il patto nel 2015.
In terzo luogo, gli emendamenti sono intervenuti sulla dotazione di risorse delle province. La legge di stabilità 2016 aveva cancellato la manovra aggiuntiva di 250 milioni a carico delle città metropolitane, riducendo di 245 milioni (su 650 milioni) quella delle province. Con questo decreto le province beneficiano dell’attribuzione diretta dei 100 milioni già “riservati” nel bilancio ANAS per la manutenzione delle strade ex statali, a cui si aggiungeranno ulteriori 48 milioni per finanziare le funzioni fondamentali.
Quarto e ultimo punto, l’estinzione anticipata dei mutui contratti dai comuni con la Cassa depositi e prestiti. Le penali previste sono decisamente elevate: superano mediamente il 20 per cento del capitale residuo. Per attenuarne l’impatto, un emendamento approvato in commissione bilancio stanzia 136 milioni nel triennio 2016-2018. E’ un impegno di risorse significativo per una manovra virtuosa per lo stock di debito pubblico.
Il decreto contiene una serie di misure minori, ma degne di nota: dalle norme per i comuni colpiti dai terremoti del 2009 e 2012 alle innovazioni normative per gli enti in crisi finanziaria (predissesto e dissesto).
Il 2016 è stato un anno di svolta, per i comuni. Il superamento del patto di stabilità in favore dell’equilibrio di bilancio – confermato dalla riforma della legge 243 del 2012 approvata dal Senato e ora in discussione alla Camera – è, insieme alla cancellazione della Tasi sulle prime case, il punto più importante. Rimangono aperte una serie di questioni rilevanti. Il decreto ne ha affrontate alcune, iniziando a rivedere il blocco del turn over e rifinanziando parzialmente le province, ma molte altre andranno affrontate nell’immediato futuro. La più importante riguarda gli enti di area vasta: i tagli della legge di stabilità 2015, solo parzialmente controbilanciati dalle manovre successive, gravano pesantemente sul processo di attuazione della legge Delrio. Il decreto legge 113 ha messo l’ennesima toppa, che dovrebbe contribuire a salvare i bilanci 2016 della maggior parte delle province e città metropolitane. Per il 2017 andrà però annullato l’ulteriore taglio di 1 miliardo, che rischia di essere il colpo di grazia per enti i cui bilanci sono già molto fragili. Se la riforma costituzionale sarà (auspicabilmente) confermata dagli elettori, le province spariranno dalla Carta fondamentale. Non spariranno però i servizi e le funzioni finora
affidate a questi enti. Definire uno stabile finanziamento di queste politiche pubbliche sarà uno dei nodi più rilevanti della manovra economica per il prossimo anno.