di Pasquale De Marte
Arriva, da parte del Governo, un altro annuncio relativo a Quota 100 che conferma, una volta di più, che la misura opzionale e sperimentale voluta da Lega e Movimento 5 Stelle andrà a scadenza nel 2021. Lo ha ha ribadito al Senato il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, durante la discussione relativa alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. Nell’occasione, l’esponente dell’esecutivo giallorosso ha sottolineato la transitorietà di Quota 100, annunciando, però, l’intenzione di intraprendere un dialogo con le parti sociali affinché possano essere individuati nuovi modelli di flessibilità.
Misiani conferma in Senato le parole del ministro Gualtieri
Quella di Misiani è una voce che, di fatto, conferma quella che era stata l’intenzione palesata del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Quest’ultimo, recentemente ospite nella trasmissione di La7 Piazza Pulita, aveva annunciato l’intenzione di farla andare ad esaurimento. Un punto di vista che aveva fatto infuriare Matteo Salvini, il quale, invece – nei giorni scorsi – aveva minacciato di “far stare il governo giorno e notte in Parlamento qualora si fosse deciso di ritornare alla Fornero”. La Legge Fornero, in realtà, non è mai venuta meno, se si considera che Quota 100 rappresenta una delle opportunità d’uscita anticipata per quanti non volessero rispettare i paletti disposti dalla riforma previdenziale introdotta dal governo Monti.
Flessibilità eviterebbe il problema ‘scalone’
Quota 100, tuttavia, non è l’unica possibilità d’uscita anticipata se si considerano la presenza di opzioni come, ad esempio, l’Ape Sociale. Si tratta di uno tra i modelli di uscita flessibile dal mondo del lavoro che, presto, potrebbero finire all’attenzione del governo. Da tempo si parla di un suo potenziamento, così come di altre vie d’uscita come Opzione Donna.

Diversi organi di stampa, tra cui Il Sole 24 ore, nei giorni scorsi hanno evidenziato la possibilità che, per i nati dal 1960, possa verificarsi il cosiddetto “effetto scalone”. In sostanza, venendo meno Quota 100 e eventuali altre misure d’uscita non ancora rinnovate, sussiste il rischio che chi avrà 62 anni nel 2022 si trovi a lavorare obbligatoriamente fino a cinque-sei anni in più rispetto a chi, fino all’anno prima, poteva sfruttare Quota 100.
In quel caso, senza novità, ci sarebbe la necessità assoluta di lavorare fino 67 anni per raggiungere la pensione di anzianità o avere 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) per raggiungere e congedarsi in maniera anticipata dal lavoro. Tuttavia, Misiani ha proferito parole che, individuano la chiara intenzione di evitare l’effetto scalone.. “Abbiamo – ha detto in Senato – in mente un modello di flessibilità del sistema pensionistico diverso e ne discuteremo con le parti sociali”.