Carla Attianese @carlattian · 12 giugno 2019

La proposta di una tassa bersagliata dall’opposizione e criticata dagli alleati di governo: il leader leghista costretto a una mezza marcia indietro

Deve essere proprio vero che dalle parti del governo non sanno più dove sbattere la testa per trovare i soldi necessari a finanziare le promesse elettorali – tipo la flta tax o la rinuncia all’aumento dell’Iva -, se il ministro dell’Interno si è spinto fino alla proposta, lanciata dalla poltrona di Porta a Porta, di “tassare le cassette di sicurezza”.
Ecco in soldoni l’idea lanciata da Salvini: “Mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Serve una pace fiscale per far emergere quel denari, così daremmo il diritto di utilizzarli e lo Stato incasserebbe miliardi”.

Una proposta che ha fatto immediatamente saltare sulle barricate l’opposizione, non solo perché una tassa sul denaro contante di cui fosse ignota la provenienza prefigurerebbe un aggiramento clamoroso delle norme antiriciclaggio, ma anche perché, come ha denunciato Antonio Misiani del Pd, la proposta di Salvini configurerebbe una vera e propria “tassa patrimoniale”.
“Non è che l’inizio. Partiranno dalle cassette di sicurezza, per arrivare ai conti correnti di tutti gli italiani. Siamo in mano a degli irresponsabili”, è l’allarme lanciato dal capogruppo dei dem in commissione Bilancio al Senato.

“Salvini vuole forse condonare i fondi neri della mafia e della criminalità organizzata?”, ha rincarato la dose Emanuele Fiano, ricordando che: “Il procuratore di Milano Greco è stato molto chiaro nel dire che quando si parla dei presunti 150 miliardi di contante presente nelle cassette di sicurezza si sta parlando di sommerso non dichiarato, frutto di reati”.

La toppa che ha provato a mettere in ministro dell’Interno, che subito ha provato a fare retromarcia, è stata peggiore del buco. “Prive di qualsiasi fondamento le ipotesi di una patrimoniale, di tasse sui risparmi, sui conti correnti degli italiani o su cassette di sicurezza”, ha scritto Salvini in una nota, aggiungendo poi: “L’unico ragionamento riguarda una ‘pace fiscale’ per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante”.
Parole che hanno fatto drizzare i capelli anche dalle parti della maggioranza, tanto che ‘fonti M5S’ (leggi Casalino), a proposito della ventilata ‘pace fiscale’ si sono affrettate a smentire con un secco: “È un’ipotesi senza fondamento, non c’è niente di scritto”.

Ma al netto delle mezze smentite, il vicepremier leghista non ha mollato l’osso, ribadendo in una diretta Facebook che “semplicemente stiamo lavorando per estendere (al denaro contante) la pace fiscale fortemente voluta dalla Lega e approvata in Parlamento”.

Insomma, pare di capire, quello che si prefigura è l’ennesimo scontro tra lega e M5S ancora una volta su una materia delicatissima – la circolazione del denaro contante – che lambisce, come il ministro dell’Interno dovrebbe sapere, un terreno pesantemente battuto dalla criminalità organizzata e più in generale dall’illegalità.