«Utilizzeremo il Fondo salva Stati senza condizioni»

L’intervista di Lorenzo Salvia al Corriere della sera

ROMA Antonio Misiani, vice ministro dell’Economica, ad aprile ci sarà un ristoro per chi ha subitole conseguenze economiche del Coronavirus. Cosa vuol dire?
«Vuol dire che bisogna costruire un sistema di parziale indennizzo per i settori più colpiti dall’emergenza».

Ma intende una parziale cancellazione delle tasse, finora solo sospese, oppure soldi in mano, come i 600 euro per gli autonomi?
«La forma e i criteri dell’intervento sono ancora in fase di studio. Ma le strade possibili sono queste due».

Se la strada fosse quella dei 600 euro, sarebbe un primo passo verso l’helicopter money, i soldi a pioggia per tutti come dice Trump.
«No, l’helicopter money dà soldi senza distinzioni. Noi intendiamo aiutare innanzitutto i settori più colpiti».

Quindi turismo, commercio, trasporti, a patto che abbiano perso almeno il 25% del loro fatturato, la soglia ipotizzata e poi archiviata per il primo decreto?
«Lo decideremo quando sarà più chiaro l’impatto sui singoli settori».

Bruxelles ha sospeso il Patto di stabilità. A quanto arriverà il nostro deficit ora che non c’è più il tetto del 3% sul Pil?
«Questo passo senza dubbio aiuterà i governi nazionali a fare il massimo possibile per sostenere le economie dei rispettivi Paesi. Ma adesso serve una misura europea, un vero e proprio piano sul modello di quello Marshall adottato dopo la seconda guerra mondiale».

Uno strumento può essere il Mes, il Fondo salva Stati, ma senza le condizioni oggi previste?
«Lo vedremo, il ministro Gualtieri è impegnato in un confronto a livello europeo. E abbiamo la massima fiducia nella sua capacità negoziale».

Ma se la sente di escludere il rischio di finire sotto il controllo della troika?
«È uno scenario che per quanto ci riguarda non esiste».

Anche perché in Parlamento non ci sarebbero i numeri. Il M55 non vuole sentirne parlare.
«Guardi, dobbiamo essere tutti consapevoli di un fatto: il virus ha cambiato tutto. Il dibattito sul Mes che c’era quattro mesi fa, sia in Italia sia nelle capitali del Nord Europa, appartiene alla preistoria».

Ma legare i fondi del Mes solo e soltanto a interventi per il rilancio dell’economia, senza altre condizioni, potrebbe essere un buon compromesso?
«La finalizzazione dei fondi a questi obiettivi mi sembra una strada ragionevole. Superare l’emergenza sanitaria e rilanciare l’economia è una tema che riguarda tutti i Paesi europei».

Tito Boeri dice che alla fine l’Italia potrebbe perdere il 5% del Pil quest’anno. Realistico?
«Spero di no. Noi lavoriamo per contenere al massimo le perdite e per favorire una ripresa che sia la più rapida possibile, una volta finita l’emergenza».

L’opposizione chiede di cambiare il primo decreto, quello di marzo, con i fondi per la cassa integrazione e la sanità. Siete disposti a farlo?
«Ci siamo confrontati nella fase di costruzione del decreto, raccogliendo una serie di proposte dell’opposizione. Torneremo a farlo a partire dalla prossima settimana con l’auspicio che prevalga uno spirito costruttivo e di solidarietà nazionale. Fare ostruzionismo oggi sarebbe una cosa folle».

Un’ultima cosa, vice ministro. Lei è di Bergamo, la provincia più colpita. Non deve essere facile.
«Da 20 giorni sono bloccato a Roma, lontano dalla mia famiglia, dai miei amici, anche se li sento tutti i giorni a tutte le ore. Mi tiene in piedi il dovere di dare il massimo, sette giorni su sette per l’Italia e per la mia terra. Bergamo sta pagando un prezzo altissimo, l’immagine sconvolgente delle salme portate via dai camion militari non la dimenticheremo mai. Ma la mia gente sta dimostrando una forza straordinaria e vincerà questa battaglia».