La «contromanovra che farebbe abbassare subito lo spread», ovvero quella che era sembrata a Renzi l’ideona da lanciare all’avvio della nona Leopolda, alla fine si trasforma in una gaffe. Renzi è costretto a ribadire di «condividere il programma del Pd» e l’ex ministro Padoan, con qualche imbarazzo, deve pattinare fra «questa proposta rafforza le misure proposte da Martina», e «la proposta è complementare a quella del Pd».
Grazie a Renzi il Pd non ci fa un figurone: nelle ore in cui il governo bordeggia la prima crisi, i dem si dividono anche sulla contromanovra. La prima è stata presentata a fine settembre dal segretario Martina, frutto del lavoro di un team di esperti guidato dall’ex ministro Padoan. Un gruppo che al Nazareno definiscono «bipartisan» perché accanto all’orlandiano Antonio Misiani ci sono anche i renziani Leonardi, Nannicini e Marattin. Quella presentata ieri alla Leopolda invece è firmata da Padoan che spiega: «Abbiamo provato a essere più precisi e specifici».

Insomma l’ex ministro ha lavorato su due tavoli, e il tavolo del Pd era quello di una bad company cui rifilare le idee meno brillanti. Ma no, prova a rimediare Renzi «quello del Pd era un programma di bilancio, non una contromanovra».

In realtà interrogato dai colleghi di partito, Padoan aveva minimizzato: «In quella della Leopolda ho sviluppato alcune tabelline con alcuni numerini». Ma il problema non sono i «numerini» che come quelli di Martina sono destinati all’oblio. Il problema, come sempre nel Pd, è politico. E si trasforma in uno scontro precongressuale. «Sono furibondo», ha tuonato Carlo Calenda a Omnibus (La7), «vi sembra normale che Renzi presenti una contromanovra? Non l’ha presentata Martina una settimana fa? Renzi dice ’fondo i comitati civici’, ma che vuol dire? Stai dentro il Pd o fai un’altra cosa?». Bella domanda. Misiani, uno degli esperti del tavolo del Pd, ironizza: «Two gust is megl che one». Andrea Orlando twitta: «Siamo sicuri che due contromanovre siano meglio che una?». Così Martina, il capo della bad company, a una settimana dalle dimissioni incassa l’ultimo sgarbo di Renzi. Che a Fanpage fa spallucce anche sulle primarie: «Non è il congresso la cosa più importantero. Il Paese sta andando a sbattere e davvero uno pensa che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti?».