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Signor Ministro, credo che i fatti di questi giorni confermino che voi avete fatto una manovra da keynesiani della domenica che si sta ritorcendo contro il nostro Paese.

Voi non avete deciso una moderata espansione, ma avete programmato uno sforamento senza precedenti e lo avete fatto non per finanziare misure di crescita, ma per iniziare a pagare le cambiali elettorali di questo Governo. Lo avete fatto senza nemmeno scrivere nella manovra quando entreranno in vigore quota 100 e il reddito di cittadinanza, come funzioneranno e quanto costeranno effettivamente.

Voi avete innescato con l’Europa non un dialogo intenso e virtuoso – come lei ci ha raccontato oggi – ma uno scontro durissimo e lo avete fatto per puro calcolo elettorale, perché ne volete fare un pezzo della campagna per le europee. E nelle scorse settimane non c’è stato un minuetto tra il Governo italiano e la Commissione europea, ma una sequela di dichiarazioni e di insulti senza precedenti: una cosa mai vista e controproducente, perché ha bloccato qualunque tentativo di cambiare la governance della zona euro e di archiviare definitivamente le politiche di austerità che tutti vogliamo superare.

Purtroppo per voi avete fatto male i conti, signor Ministro, perché avete sottovalutato la reazione dell’Italia reale, di quel Paese che si alza tutte le mattine per andare a lavorare, che si rimbocca le maniche, ha da parte qualche euro e vuole evitare che i propri risparmi vengano bruciati dallo spread.

La fiducia dell’Italia reale è crollata: andate a vedere i dati ISTAT sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, che, non a caso, calano da cinque mesi consecutivamente; lo spread è andato alle stelle; i tassi per le imprese e le famiglie stanno iniziando ad aumentare.
Si sta avverando purtroppo la profezia di Olivier Blanchard, l’ex capo economista del Fondo monetario internazionale: la vostra è nata come una manovra espansiva, ma sta diventando una manovra recessiva che sta portando l’Italia in stagnazione o addirittura indietro. È un capolavoro all’incontrario, signor Ministro. (Applausi dal Gruppo PD).

La sfiducia è talmente cresciuta che l’ultima asta dei BTP è andata semideserta. Guardate che è un campanello d’allarme grave per un Paese che l’anno prossimo deve collocare 400 miliardi di euro di titoli di stato senza l’ombrello protettivo della Banca centrale europea.

Il 13 dicembre, signor Ministro, le imprese e gli artigiani del Nord scenderanno in piazza a Milano contro questo Governo ed è la dimostrazione che il giochino della Lega di governo, di «potere a Roma» e di «lotta sul territorio» non regge più e anche la parte del Paese che è più impegnata nella competizione economica rigetta la politica di questo Governo.

Di fronte a questa malaparata forse vi siete decisi a fare marcia indietro. Io perlomeno ho interpretato così, signor Ministro, le sue parole di oggi. Però lo state facendo, ancora una volta, in modo furbesco e pasticciato, perché credo che abbiate paura che il popolo non capisca il «contrordine, compagni», non capisca la marcia indietro rispetto ai roboanti proclami dei Ministri che sul balcone di Palazzo Chigi avevano festeggiato il deficit al 2,4. Allora abbiamo Salvini che da una parte apre, passando dal «tiro dritto» ai decimali che non contano, Di Maio che invece richiude e lei, signor Ministro, insieme al Presidente del Consiglio, siete – me lo lasci dire – paralizzati da questi veti e da queste posizioni assolutamente divergenti.

Signor Ministro, risparmiate agli italiani questo gioco delle tre carte. Non è il momento dei mezzucci, non è il momento dei mezzi passi avanti e dei mezzi passi indietro. Non è il momento dei vertici semiclandestini per non far vedere al popolo la retromarcia.
Mettete le carte in tavola: numeri, tabelle ed emendamenti.
Cambiate questa manovra e fatelo subito, prima che sia troppo tardi e prima che quel balcone di Palazzo Chigi crolli sotto i vostri piedi, perché prima delle vostre beghe e dei vostri interessi di parte, signor Ministro, ci sono gli italiani e gli interessi dei risparmiatori e dei lavoratori italiani. (Applausi dal Gruppo PD).