Al Nazareno si stanno facendo gli scatoloni. Antonio Misiani, il tesoriere del Pd scelto da Bersani, sta lasciando i libri contabili al suo successore, Francesco Bonifazi, renziano doc. Misiani, uno dei promotori della riforma del finanziamento pubblico ai partiti, ad Affaritaliani.it spiega: “Questa legge ha lo scopo di non far pesare i partiti sulle casse dello Stato, ma anche di rendere la politica non ricattabile dai poteri forti”. E a chi accusa i partiti di essersi avvantaggiati con detrazioni fiscali più alte rispetto alle Onlus ribatte: “Se una Onlus riceve fondi dalla FIAT continua a lavorare nello stesso modo. Se invece un partito dipende dalla FIAT ci sono rischi di condizionamento”.

Onorevole Misiani, che cosa pensa di questa riforma della legge sul finanziamento pubblico ai partiti?
“L’abbiamo già votata alla Camera e credo che il rimpianto non sia condivisibile. Sono uno di quelli che l’ha scritta”.
La più grossa critica rivolta a questa legge è che i finanziamenti privati ai partiti possano mettere i partiti nelle condizioni di dover restituire favori, è così?
“Questo rischio c’è sempre. Ma abbiamo cercato di ridurlo al minimo. Innanzitutto abbiamo messo un tetto massimo alle singole donazioni, cosa che prima non c’era. E abbiamo introdotto una maggiore trasparenza, con gli elenchi di chi finanzia i partiti”.
Il tetto è di 300mila euro, mica poco…
“Si, ma per la prima volta c’è. Questo è un dato di fatto. Però devo aggiungere una cosa. Questo tetto è previsto solo a partire dal 2017, quando i rimborsi elettorali saranno ridotti a zero. Bene, secondo me invece dovremmo introdurlo immediatamente”.

A parte le singole donazioni di privati facoltosi, su cosa puntate per alimentare la macchina della politica?
“Sul 2 per mille che è il sistema di autofinanziamento diffuso e non condizionato per eccellenza. Ogni privato cittadino potrà finanziare il proprio partito con una donazione modesta. C’è però il rischio di un meccanismo censitario. Ne senso che il 2 per mille di un notaio non è la stessa cosa di quello di un pensionato. E questo rischia di favorire i partiti che hanno un certo tipo di rappresentanza sociale. Si potrebbe quindi prevedere una quota uguale per tutti, magari con una media tra i 2 per mille, che non dipenda quindi dal reddito”.

Dal mondo del sociale si sono levate lamentele perché le detrazioni previste per chi finanzia i partiti ammontano al 37%, mentre quelle alle Onlus solo al 26%. Che cosa ne pensa?
“La logica è che si usino gli incentivi fiscali per favorire un finanziamento diffuso. Se una Onlus riceve fondi dalla FIAT piuttosto che dal privato cittadino continua a lavorare nello stesso modo. Se invece un partito dipende dalla FIAT e non ha un finanziamento diffuso è in una situazione diversa, ci sono rischi di condizionamento”.

Berlusconi ha detto che questa legge è fatta per impedirgli di finanziarie Forza Italia. E’ così?
“E’ una legge che ha come scopo quello di impedire che i partiti siano influenzati dai poteri forti. Una volta che si abolisce il finanziamento pubblico è fondamentale porre dei limiti all’influenza dei privati”.

Perché non abolire da subito il finanziamento pubblico?
“Il periodo di transizione è indispensabile. Se un cittadino presenta la dichiarazione dei redditi l’anno prossimo, il 2 per mille viene erogato minimo nel 2015. Quindi un periodo di rodaggio serve”.

Il discorso di Renzi l’ha convinta?
“E’ stato un discorso forte, pieno di sfide che andranno misurate passo dopo passo”.

Riuscirà a fare squadra con Letta?
“Spero di sì per il bene del Paese”.